Il viaggio musicale prosegue nella nostra amata Italia, un teatro a scena aperta, città d’arte, cultura e musica. Prima di analizzare alcuni compositori introduciamo la storia della grande musica italiana che ha percorso i secoli della nostra storia. 

Le melodie ci porteranno a viaggiare nel melodramma, nato in Italia a cavallo tra Cinquecento e Seicento che, sulla base della riflessione teorica sulla musica e, sul suo rapporto con la poesia, si sviluppa nel tardo Rinascimento, con l’intendo di recuperare la dimensione del 'recitar cantando' considerato proprio dell'antica tragedia greca. 

La musica italiana è stata tenuta in grande considerazione nella storia e, molti brani sono considerati delle vere e proprie opere d’arte, nonostante sia stata condizionata da molti popoli (francese, tedesco, spagnolo) che hanno dominato o influenzato il paese, lasciando dei contributi storici alla musica che sono una parte importante dell'orgoglio nazionale. La storia, relativamente recente, dell'Italia comprende lo sviluppo di una tradizione operistica che si è diffusa in tutto il mondo prima dello sviluppo dell'identità italiana o di uno stato italiano unificato, la penisola italiana ha contribuito ad importanti innovazioni nella musica, compreso lo sviluppo della notazione musicale e del canto gregoriano. 

L'Italia ha un forte senso di identità nazionale, attraverso una cultura peculiare ed un senso di apprezzamento per la bellezza e l'emotività, basti pensare a tutte le opere del Risorgimento che sono fortemente evidenziate nella musica. 

Le questioni culturali, politiche e sociali, in Italia, sono spesso espresse anche attraverso la musica in. La fedeltà alla musica è integralmente intessuta nell'identità sociale degli italiani, ma nessuno stile è stato considerato un tipico "stile nazionale". 

Se osserviamo che il teatro "di parola" ha esiti modesti, ciò non significa che in Italia non sia esistita una produzione teatrale romantica. Il genere che produce i risultati più importanti che, avranno eco in tutta Europa, è il melodramma. Si tratta però di un genere molto particolare, in cui il testo letterario è solo una parte dell'opera e il linguaggio scenico si unisce alla forza della musica. Inoltre, per la sua diffusione il melodramma ha bisogno di un'organizzazione molto complessa, con centri di diffusione sparsi per la penisola. Questo genera ha una certa omogeneità nei gusti del pubblico, che supera i confini degli stati italiani. 

Alla fine del Settecento, con il superamento del modello metastasiano, si crea nel melodramma una frattura tra poesia e musica, che porterà quest'ultima ad imporsi sulla prima. Intanto, in Europa librettisti italiani come Da Ponte, che scrisse i tre libretti delle opere di Mozart: Così fan tutte, Le nozze di Figaro e Don Giovanni, in cui si erano cercate nuove forze drammatiche in grado di generare situazioni sceniche intense, intrecci e conflitti. Nell'opera dell'Ottocento sono invece le voci, cantanti, a dar vita ai movimenti scenici, attraverso contrasti, sovrapposizioni, incontri. La distinzione tra arie e recitativo viene superata nel tentativo di giungere ad un discorso musicale unitario. Tutte queste novità fanno sì che il melodramma diventi per lo spettatore un'esperienza di intensa partecipazione emotiva. Il libretto perde l'importanza avuta nel XVIII secolo e diventa subordinato alla musica. 

Tuttavia, come sottolinea Ferroni, il melodramma è importante nella storia della letteratura perché contribuisce a diffondersi tra un pubblico più vasto sviluppando un’alta cultura letteraria. Fino ai primissimi anni dell'Ottocento il comico continua ad avere un'importanza centrale, grazie a compositori come Domenico Cimarosa e Giovanni Paisiello. Un'inversione di tendenza avviene con Nicola Zingarelli e Simone Mayr. 

La prima metà del XIX secolo è dominata da compositori del calibro di Giacchino Rossini, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti che godono grande fortuna anche al di fuori dell'Italia. 

Tra i librettisti di Rossini si ricordano Angelo Anelli per L’italiana in Algeri e Cesare Sterbini per Il Barbiere di Siviglia. Il maggiore librettista dell'epoca è però Felice Romani critico letterario e poeta, che condensa in libretti brevi forme drammatiche complesse e ricche di colori, così da fornire una valida base per l'invenzione musicale. A lui si devono i testi di alcune celebri opere di Bellini, come Il pirata, La sonnambula e Norma mentre per Donizetti scrive L'elisir d'amore. Del compositore bergamasco bisogna ricordare anche Don Pasquale su libretto di Giovanni Ruffini e Lucia di Lammermoor con la collaborazione di Salvadore Cammarano. In Italia, nella prima metà del XIX secolo il teatro produce risultati di scarso rilievo. Specialmente il teatro comico del tutto trascurato, mentre la tragedia risente dell'influsso di Shakespeare, sebbene continui a sopravvivere sul modello alfieriano e vengano ancora rispettate le tre unità aristoteliche (tempo, luogo, azione). I romantici mirano ad una tragedia "storica", che da un lato sia utile alla lotta risorgimentale, dall'altro rispecchi la mentalità e i sentimenti della nuova generazione di intellettuali. 

Nel teatro di questo periodo, trovano quindi espressione il senso cristianamente tragico della storia, ma anche il gusto per il passato e la sua distanza con il presente. 

Le compagnie di giro, che possiamo considerare i primi europeisti, portano i loro spettacoli teatrali da una città all'altra, hanno un vasto repertorio che però include pochi testi contemporanei e predilige le opere settecentesche e, principalmente Goldoni e Shakespeare. Al centro della vita teatrale si colloca la figura dell'attore, che con il suo carisma e la sua espressività è in grado di imporsi sul pubblico. 

I più importanti esempi di teatro romantico sono le tragedie di Manzoni, che però hanno più valore dal punto di vista letterario che non teatrale e scenico. Si possono poi ricordare la Francesca da Rimini di Silvio Pellico e le opere di Giovan Battista come Antonio Foscarini, Giovanni da Procida e Arnaldo da Brescia. Tra i pochi autori di commedie è degno di menzione Alberto Nota che risente ancora dell'influenza del goldonismo. 

In ambito musicale l'Italia è stata a lungo il centro di rilievo musicale classico europea e all'inizio del XX secolo la musica classica italiana forgiò un suono nazionale peculiare decisamente romantico e melodico. Come è tipico delle opere di Giuseppe Verdi, in cui le linee vocali dominano sempre il complesso tonale e non sono mai messe in secondo piano dagli accompagnamenti strumentali. Nella prima metà dell'Ottocento il melodramma è il genere teatrale più fecondo, sebbene i librettisti dell'epoca non siano riusciti a raggiungere i livelli toccati durante il Settecento. Nei testi si assiste all'abbandono definitivo del modello metastasiano e all'affermazione di quello romantico. Allo stesso tempo, nell'opera italiana la musica assume un'importanza maggiore rispetto alla poesia. La sua fortuna in tutta Europa si deve al genio di compositori come: Gioacchino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e soprattutto Giuseppe Verdi, considerato il massimo esponente del melodramma romantico italiano. 

Alla fine dell’Ottocento si svilupperà in Italia la cosiddetta scuola verista, movimento di compositori che inserivano nelle loro opere alcuni temi tipici del verismo. Il verismo era un movimento letterario che affrontava le vicende delle classi più povere, dei personaggi più umili, senza sentimentalismi e senza abbellimenti ma, sforzandosi di rappresentare la verità delle cose e, la realtà così com’è Questi temi, che vennero sviluppati in letteratura dal grande romanziere siciliano Giovanni Verga, passarono anche nell’opera lirica: il compositore Pietro Mascagni ottenne il suo maggior successo nel 1889 con Cavalleria Rusticana, un’opera basata appunto su una novella di Verga. Due anni dopo Ruggero Leoncavallo ottenne un altro grande successo con Pagliacci. Carmen di Bizet è il modello dei compositivi veristi, infatti i musicisti della scuola verista si ispiravano proprio a quest’opera, che suscitò alla prima, grande scandalo per la figura della protagonista, una donna dal carattere forte e possessivo. Inoltre, l’aspetto musicale caratterizzato dalla presenza di melodie molto incisive e ritmate, ai limiti della volgarità, e da una drammaticità molto teatrale, esibita, quasi gridata; queste, sono le stesse caratteristiche che ritroveremo nelle opere di Mascagni e Leoncavallo. Puccini sarà l’ultimo grande autore di opere liriche e, l’unico musicista italiano di questo periodo di livello veramente europeo (Lucca 1858-Bruxelles 1924). Per certi versi anche la sua opera sembra legata al Verismo: per esempio in Tosca vi sono appunto grandi passioni, lacrime, sangue, torture, inganni ma, altre opere si distaccano da questo clima e rivelano personalità più complessa: La Bohème, il suo primo grande successo, è interessante per la commistione di elementi tragici e di elementi comici; Madama Butterfly rivela le grandi capacità di analisi psicologia del compositore; Turandot, l’ultima opera è una fiaba ambientata nell’antico impero cinese. 

Inoltre, nel XX secolo la nuova musica abbandonò gran parte delle scuole storiche di armonia e melodia sviluppate a livello nazionale in favore della musica sperimentale, dell'atonalità, del minimalismo e della musica elettronica, le quali impiegano caratteristiche che sono diventate comuni alla musica europea in generale ma non all'Italia in particolare. Questi cambiamenti hanno anche reso la musica classica meno accessibile a molte persone. Compositori importanti di questo periodo sono Ottorino Respighi, Ferruccio Busoni, Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, Franco Alfano, Bruno Maderna, Luciano Berio, Luigi Nono, Sylvani Bussotti, Salvatore Sciarrino, Luigi Dallapiccola, Carlo Jachino, Gian Carlo Menotti, Jacopo Napoli e Goffredo Petrassi.