Il 25 novembre 2021, a circa 23 mesi dal primo caso di COVID-19 e dopo una stima globale di 260 milioni di casi e 5,2 milioni di decessi, una nuova variante di SARS-CoV-2, Omicron, è stata segnalata.

Omicron emerge in un mondo già provato dal COVID-19 in cui la rabbia e la frustrazione per la pandemia sono all'ordine del giorno tra i più diffusi impatti negativi sul benessere sociale, mentale ed economico.
Sebbene le varianti precedenti siano emerse in un mondo in cui l'immunità naturale alle infezioni da COVID-19 era comune, questa quinta variante arriva in un momento in cui l'immunità vaccinale sta aumentando nel mondo (per immunità naturale si intende l’immunità prodotta dalla malattia mentre quella vaccinale viene prodotta dalla vaccinazione. Le due immunità differiscono significativamente).

Il manifestarsi delle varianti Alfa, Beta e Delta di SARS-CoV-2 è stato associato a nuove ondate di infezioni, a volte in tutto il mondo.
Ad esempio, l'aumento della trasmissibilità della variante Delta è stato associato, tra l'altro, a una maggiore carica virale, maggiore durata dell'infettività, e alti tassi di reinfezione, a causa della sua capacità di eludere l'immunità naturale, che ha portato la variante Delta a diventare rapidamente la variante dominante a livello globale.

La variante Delta continua a pilotare nuove ondate di infezione e rimane la variante dominante della quarta ondata in molti paesi.
Le preoccupazioni sulla minore efficacia del vaccino a causa delle nuove varianti hanno cambiato la nostra comprensione della strategia finale per il COVID-19, disincentivando l'idea che la vaccinazione globale sia di per sé uno strumento adeguato per controllare l'infezione da SARS-CoV-2.

In effetti, le varianti hanno evidenziato l'importanza della vaccinazione in combinazione con le misure di prevenzione esistenti per la salute pubblica, come le maschere, come percorso verso l'endemia virale.

Il primo caso sequenziato di Omicron è stato segnalato dal Botswana l'11 novembre 2021 e pochi giorni dopo un altro caso sequenziato è stato segnalato da Hong Kong in un viaggiatore proveniente dal Sud Africa.
Sono poi seguite diverse sequenze dal Sud Africa, dopo l'identificazione iniziale che la nuova variante implicava a un mancato aggancio sul bersaglio del gene S nel test PCR a causa di una delezione 69-70del, simile a quella osservata con la variante Alfa.

Il primo caso noto di Omicron in Sud Africa è stato un paziente con diagnosi di COVID-19 il 9 novembre 2021, anche se è probabile che prima di allora ci fossero stati casi non identificati in diversi paesi del mondo.
In Sudafrica, il numero medio di 280 casi di COVID-19 al giorno nella settimana prima del rilevamento dell'Omicron è aumentato a 800 casi al giorno nella settimana successiva, in parte attribuito ad una maggiore sorveglianza.
I casi di COVID-19 stanno aumentando rapidamente nella provincia del Gauteng del Sud Africa; il tempo di raddoppio previsto nella quarta ondata è inferiore a quello delle tre ondate precedenti (figura).

Le principali preoccupazioni sulla variante Omicron considerano se sia più infettiva o grave di altri SARS-Cov 2 e se possa eludere la protezione del vaccino.

Sebbene non siano ancora disponibili dati immunologici e clinici in grado di fornire prove definitive, possiamo estrapolare da ciò che è noto sulle mutazioni di Omicron per avere indicazioni preliminari su trasmissibilità, gravità e fuga immunitaria.

Omicron ha alcune delezioni e più di 30 mutazioni, molte delle quali (p. es., 69–70del, T95I, G142D/143–145del, K417N, T478K, N501Y, N655Y, N679K e P681H) si sovrappongono a quelle nelle varianti Alfa, Beta, Gamma o Delta.
È noto che queste delezioni e mutazioni portano a un aumento della trasmissibilità, a una maggiore affinità di legame virale e a una maggiore fuga dagli anticorpi. Alcune delle altre mutazioni di Omicron con effetti noti conferiscono una maggiore trasmissibilità e influenzano l'affinità di legame.
È importante sottolineare che gli effetti della maggior parte delle rimanenti mutazioni non sono noti, il che determina un alto livello di incertezza su come la combinazione completa di delezioni e mutazioni influenzerà il comportamento virale e la suscettibilità all'immunità naturale e mediata dal vaccino.
Se le mutazioni di Omicron che si sono già manifestate in altre varianti mantengono i loro effetti, ci si aspetta una maggiore trasmissibilità, in particolare a causa delle mutazioni vicino al sito di scissione della furina (proteasi).

I primi dati epidemiologici suggeriscono che i casi sono in aumento in Sud Africa e che stanno aumentando anche i test PCR con mancato aggancio del bersaglio del gene S.
Sebbene sia probabile che Omicron sia altamente trasmissibile, non è ancora chiaro se abbia una trasmissibilità maggiore del Delta, sebbene indicazioni preliminari suggeriscano che si stia diffondendo rapidamente in un contesto di trasmissione della variante Delta in corso e alti livelli di immunità naturale alla stessa Delta. Se questa tendenza continua, si prevede che l'Omicron sostituirà il Delta come variante dominante in Sud Africa.

Attendiamo di sapere come questa nuova variante impatterà sulla presentazione clinica della malattia.
In questa fase, i dati aneddotici disponibili dai medici in prima linea in Sud Africa indicano che i pazienti infettati da Omicron sono persone giovani con una presentazione clinica simile a quella delle varianti già note.
Sebbene finora non siano sinora state sollevate preoccupazioni cliniche allarmanti, questo tipo di informazioni deve essere preso con cautela dato che i casi gravi di COVID-19 si presentano in genere diverse settimane dopo i sintomi iniziali associati a una malattia lieve.

La fuga immunitaria è un'altra preoccupazione.
In assenza di dati sull'efficacia dei vaccini e sugli studi di neutralizzazione degli anticorpi nei sieri dei vaccinati, i dati preliminari del programma nazionale di test PCR del Sud Africa potrebbero fornire alcuni indizi.
I dati sui test PCR positivi nelle persone con precedenti test positivi suggeriscono un aumento dei casi di reinfezione in Sud Africa.
L'aumento dell'uso di test antigenici rapidi e l'acquisizione incompleta dei risultati negativi hanno complicato l'interpretazione dei tassi di positività del test, che sono aumentati a circa quattro volte il tasso precedente nell'ultima settimana.
Nonostante questa limitazione, l'aumento dei casi di reinfezione è in linea con le mutazioni di fuga immunitaria presenti nella variante Omicron.

Sebbene vi siano rapporti contrastanti sul fatto che i vaccini COVID-19 abbiano mantenuto un'elevata efficacia per ciascuno delle quattro varianti che hanno preceduto Omicron, gli studi clinici hanno riportato un'efficacia inferiore per alcuni vaccini in contesti di trasmissione in cui la variante Beta è dominante. Le varianti precedenti hanno ridotto l'efficacia del vaccino; ad esempio, il vaccino ChAdOx1 (AstraZeneca) era efficace al 70% nella prevenzione delle infezioni cliniche per la variante D614G nel Regno Unito, ma questa efficacia è diminuita al 10% per la variante Beta in Sud Africa.
Tuttavia, l'efficacia del vaccino BNT162b2 (BioNTech Pfizer) nella prevenzione delle infezioni cliniche è stata mantenuta in entrambe le varianti D614G e Beta.

Dato che Omicron ha un numero maggiore di mutazioni rispetto alle varianti precedenti, il potenziale impatto di Omicron sull'efficacia clinica dei vaccini COVID-19 per le infezioni lievi non è chiaro.

Finora, la maggior parte dei vaccini COVID-19 è rimasta efficace nel prevenire il COVID-19 grave, ospedalizzazione e morte, per tutte le varianti precedenti, perché questa efficacia potrebbe dipendere più dalle risposte immunitarie delle cellule T che dagli anticorpi.
Studi osservativi nel Qatar (n=231 826) e di Kaiser Permanente (n=3 436 957) hanno riportato un'efficacia del vaccino superiore al 90% nel prevenire i ricoveri ospedalieri durante la trasmissione della variante Delta, anche fino a 6 mesi dopo la vaccinazione. I dati osservativi dello stato di New York, USA (n=8 834 604) hanno indicato un'elevata efficacia del vaccino nella prevenzione di malattie gravi nelle persone di età superiore ai 65 anni, con diversi livelli di protezione conferiti da diversi vaccini—95% per BNT162b2, 97% per mRNA-1273 e 86% per Ad26.COV2.S17, con riduzioni minime della protezione 6 mesi dopo la vaccinazione.
In termini di diagnostica, la variante Omicron è rilevabile sulle piattaforme PCR più diffuse ampiamente utilizzate in Sud Africa (mancato aggancio al target del gene S).

Non c'è motivo di ritenere che gli attuali protocolli e terapie per il trattamento del COVID-19 non siano più efficaci, con la possibile eccezione degli anticorpi monoclonali, per i quali non sono ancora disponibili dati sulla suscettibilità alla variante dell'Omicron.
È importante sottolineare che le misure di prevenzione di salute pubblica esistenti (indossare la mascherina, distanziamento fisico, evitare spazi chiusi, preferenza all'aperto e igiene delle mani) che sono rimaste efficaci contro le varianti passate dovrebbero essere altrettanto efficaci contro la variante Omicron.

Estrapolazioni basate sulle mutazioni già note e osservazioni preliminari, che dovrebbero essere interpretate con cautela, indicano che Omicron potrebbe diffondersi più rapidamente e potrebbe sfuggire agli anticorpi più facilmente rispetto alle varianti precedenti, aumentando così i casi di reinfezione e i casi di infezioni lievi nelle persone vaccinate.
Sulla base dei dati delle varianti precedenti, è probabile che le persone vaccinate abbiano un rischio molto più basso di malattie gravi da infezione da Omicron. Si prevede che un approccio preventivo combinato di vaccinazione e adeguate misure di sanità pubblica rimanga una strategia efficace.


(Da The Lancet - Dicembre 03 2021)