Siamo pronti a viaggiare tra le note di Debussy e colorare con pennellate intense e calde le strade della musica che diventano poesia? 

Il terzo articolo vi prenderà per mano attraverso le opere e la vita di Debussy. Buon viaggio!

Claude Debussy


Debussy nasce a Saint Germain-en-Faye (Parigi) nel 1862. A soli dieci anni si iscrive al conservatorio di Parigi, dove studia pianoforte e composizione. Successivamente si perfeziona a Roma, dove vince il Prix de Rome con la sua prima opera “Figliol prodigo”. Ritornato a Parigi, si interessa alla musica di Wagner e frequenta gli ambienti legati all’impressionismo e al simbolismo.
Debussy sviluppò nella sua musica una combinazione di vecchi e nuovi “espedienti”: da una parte usò la scala di toni interi e intervalli complessi e inusuali come quelli di nona e tredicesima e, dall'altra, tornò alle quarte e alle quinte parallele della musica liturgica medievale, aspetti tecnici che furono sviluppati pienamente nel Prélude à l'après midi d'un faune (1894), realizzato a partire da un poemetto di Mallarmé.

Il suo linguaggio autentico fu lungo e laborioso pieno di ricerca del timbro e di nuove sonorità. Dopo aver composto brani significativi come il Prélude à l'après-midi d'un faune nel 1894 (Preludio al pomeriggio di un fauno), considerata la prima opera musicale impressionista e la Suite bergamasque, raggiunse il suo primo vero successo a quarant'anni con l'opera Pelléas et Mélisande. Con La Mer elaborò un vero rinnovamento dello stile sinfonico; egli però predilesse sempre il pianoforte per le sue composizioni lasciando opere come Images, Children's Corner e i 24 Préludes.

Attratto dai suoni delle orchestre orientali, Debussy costruisce una nuova scala musicale formata da soli toni detta scala esatonale. L’uso di questa scala nelle composizioni dà un suggestivo effetto di sospensione.

Claude Debussy riuscirà a dar vita a "pennellate" di note che renderanno la musica estremamente suggestiva ed eterea, considerando importante il suono che si crea, e non la struttura.

Rinnegherà ed abbandonerà, pertanto, le "forme" musicali tradizionali quali la sonata e la sinfonia escludendo rigorosamente quei procedimenti compositivi come l'impostazione tematica, gli sviluppi, le simmetrie architettoniche. I colori pittorici impressionisti, quindi, corrisposero nella musica ai colori timbrici strumentali. Come i contorni pittorici erano sfumati, così i contorni musicali divennero indefiniti e sospesi, capaci di offrire un'atmosfera immaginaria, raffinata, con impressioni brevi, indefinite, momentanee, fuggitive, fantastiche, evanescenti, oniriche.

La musica di Debussy presenta influenze sia nazionali (Charles Gounod, César Franck, Jules Massenet, Gabriel Fauré, Erik Satie), sia internazionali (Fryderyk Chopin per il pianoforte, Modest Petrovič Musorgskij per l'anti accademismo e per l'uso della modalità e Giovanni Pierluigi da Palestrina per l’arabesco.

Debussy, pur apprezzando la musica di Wagner, è stato, soprattutto per la sua avversione al titanismo, un antiwagneriano come la maggior parte dei suoi connazionali. Soprattutto dopo il suo secondo soggiorno a Bayreuth si allontanò dalla concezione wagneriana sostenendo che da quel tipo di musica non poteva nascere un vero rinnovamento. Tuttavia è vicino alla sua musica per quanto riguarda la concezione del discorso musicale aperto e continuo; questo in Wagner si traduce nella cosiddetta "melodia infinita", che è tuttavia vincolata all'armonia tonale, mentre in Debussy il discorso musicale è costruito con piccole immagini balenanti in continuo rinnovamento, ma indipendenti tra loro grazie all'appoggio ad un linguaggio armonico non vincolante e fatto di espedienti extra tonali volti all'ambiguità, come la scala esatonale (per toni interi) in cui i rapporti tensivi, dati dall'alternanza di tono e semitono, vengono meno, essendo essa composta da intervalli identici. 

Rudolph Réti ha dichiarato che l'impresa di Debussy fu la sintesi della "tonalità melodica" a base monofonica con le armonie, sebbene diverse da quelle della "tonalità armonica".

Lo stile di Debussy oscilla inizialmente tra una scrittura che risente dei modelli del Barocco e del primo classicismo (notevoli in questo senso le influenze di Rameau, Couperin, Frescobaldi e Bach) e la scrittura chopiniana, il tutto riveduto in maniera eclettica.

La sua vera vena appare dopo le frequentazioni dell'ambiente artistico simbolista che per lui fu veramente una scuola. Il simbolismo, se è fondamentale per comprendere l'evoluzione della sua arte, non è però sufficiente a delineare completamente la musica di Debussy: il compositore, infatti, scriveva le sue opere per un'intima necessità, rinnovando il linguaggio musicale al di là di ogni scuola o suggestione predefinita. La sua musica è stringata, non pomposa e colossale, puntando alla brevità aforistica alla maniera degli impressionisti e dei simbolisti; come loro, inoltre, Debussy ricerca l'innovazione nell'esotismo. Debussy compie quindi una sintesi tra estetica classica e modernismo, grazie a un contrappunto innovativo e a dinamiche molto curate, privilegia il colore timbrico sulla linea melodica, sceglie preferibilmente sonorità lievi e luminose (acute), elabora una scrittura ritmica estremamente complessa, ma è dall'andamento fluttuante e sospeso che reinventa il modo di suonare il pianoforte.

Diverse opere di Debussy si basano secondo alcuni studi sulle proporzioni della sezione aurea, ovvero sul rapporto a:b=(a+b):a, rintracciabili negli astratti principi di simmetria musicale ed aritmetica su cui il compositore usava basare le sue eteree e smaterializzate composizioni. L'esempio più tipico di questo rigore compositivo sono La Mer e Nuages.
Reflets dans l’eau (brano per pianoforte solo contenuto nella serie Images,1912).

La prima ripresa del rondò giunge dopo 34 battute, che segnano il punto di sezione aurea tra l’inizio del brano e la sua parte culminante a partire dalla cinquantacinquesima battuta. 34 e 55 sono due numeri di Fibonacci e 34/21 è una buona approssimazione a Φ.
Nella seconda parte la struttura è divisa secondo il rapporto 24/15 (8/5 altri due numeri di Fibonacci).

Analoghe suddivisioni sono state rivelate sono state rivelate negli schizzi sinfonici intitolati La mer (Durand 1905), nella composizione per pianoforte solo, Jardins sous la pluie e in altre opere. Quando si ascolta La mer si ha l’impressione di ascoltare non solo il ritratto musicale del mare e della sua potenza (ispirato all’opera del pittore inglese Turner), ma anche la rievocazione di un periodo tumultuoso della vita dell’autore.

La Cathédrale Engloutie è un preludio per pianoforte di 89 battute, con le prime 68 battute che hanno un tempo doppio delle restanti 21, in sostanza alla battuta 68 rallenta alla metà del tempo, quindi delle prime 68 battute è come se in realtà ce ne fossero la metà, cioè 34. Tutto ciò comporta che il brano ha una lunghezza percepita da chi lo ascolta di 55 battute, vale a dire la sezione aurea di 89.

Le composizioni che lui adorava di più comporre erano quelle per pianoforte dove riusciva ad unire l’impeccabile bravura per la composizione al suo amato pianoforte. 

Il Clair de lune è il terzo brano della Suite bergamasque, prima importante opera pianistica di Claude Debussy, composta nel 1890 e pubblicata nel 1905. Per  suite si intende una forma strutturata come una serie di brani ispirati alle movenze di balli popolari o cortigiani. Ma quello che incuriosisce è evidentemente l’altro termine: “bergamasque”. Si sa che in Francia Bergamo godeva di grande fama da quando Stendahl visitandola un secolo prima, in piena stagione napoleonica, ne aveva tessuto un elogio in termini entusiastici nel suo Journal: «È il più bel colle che abbia mai visto in vita mia», aveva scritto riferendosi a Bergamo Alta e alla fascinazione che ne aveva ricevuto.
Quindi “bergamasque” è riferimento proprio a quella danza popolare e ad un gusto per le maschere della commedia dell’arte.
Il gioco delle maschere aveva già attirato Debussy nel 1882, quando aveva composto Pantomime per voce e pianoforte. Tra quell’opera e la Suite c’è un punto di contatto ed è il poeta certamente più affine alla sensibilità di Debussy, Paul Verlaine.

Infatti, il terzo e più famoso movimento della Suite Bergamasque è il Clair de lune. Il suo nome deriva dalla poesia di Paul Verlaine che ha lo stesso titolo, e in cui trova un riferimento al termine "bergamasques", proprio nella strofa iniziale: «Votre âme est un paysage choisi / Que vont charmant Masques et Bergamasques / jouant du Luth et dansant et quasi / Tristes sous leurs déguisements fantasques». (La vostra anima è un paesaggio eletto / per il quale vanno maschere e “bergamasques” / suonando un liuto e danzando quasi / tristi per i loro travestimenti fantastici». Nella Suite, che è solo per pianoforte, le parole non ci sono, ma è evidente come sia la musicalità dei versi di Verlaine a ispirare in maniera intensa Debussy. E ad ispirare entrambe c’è al fondo la poesia che il mito e la bellezza di Bergamo disseminavano nell’aria parigina.

Con sobrio arcaismo essa coniuga la suite di danze barocca allo spirito delle “Feste galanti” cantate da Verlaine.

Luna

Da sempre amica e musa di amanti, maghi e poeti, la luna ispirò a Debussy la musica per le parole di Paul Verlaine nella poesia 'Claire de lune' .

Sorella del Sole, figlia dei titani Tia ed Iperione, la Luna rivelò da subito un carattere variabile e, appunto, 'lunatico'.
Pertanto si distinsero in essa tre personalità :
Selene, ossia la luna piena, placida e sensuale
Artemide, ossia la luna crescente, cacciatrice energica di prede
Ecate, ossia la luna 'nuova' o 'nera', malinconica, riflessiva, legata alle arti magiche e al regno delle Ombre
Una e trina, la luna governa da sempre nascite, morti, maree, flussi, crescite, raccolti e umori e predilige gli amanti, cullandoli e facendoli vivere sognanti come se fossero 'sulla luna' ossia come "staccati dalla realtà".


Dopo un Prélude pieno di allegria, un Menuet dalle tessiture asciutte stilizza un liuto mentre un Passepied crea arabeschi su un accompagnamento in staccato. Ma l’evidente gemma della Suite bergamasque è questo Clair de lune, la cui titolazione fa certamente riferimento all’omonima poesia di Verlaine, i versi della quale ispirano a Debussy il titolo dell’intera composizione (“Votre âme est un paysage choisi / Que vont charmant masques et bergamasques”). 

In un re bemolle maggiore pervaso di serenità il Clair de lune presenta sonorità risonanti e sensuali, con una parte centrale più animata dalle mobili armonie di singolare bellezza. Il brano è rappresentativo di un’estetica che potremmo definire impressionista – anche se Debussy rifiutò il termine. Brano tra i più noti della musica classica, questo Clair de lune ha dato a Debussy una fama che nessun’altra sua composizione gli ha conferito, neppure quelle più importanti (ripreso svariate volte dalla pubblicità o dal cinema, per esempio nei film Sette anni in Tibet di Jean-Jacques Annaud, Tokyo Sonata di Kiyoshi Kurosawa o Ocean’s Eleven di Steven Soderbergh, per citare solo questi esempi). 

Del Clair de lune sono stati realizzati innumerevoli arrangiamenti; quello più notevole è l’orchestrazione di André Caplet, discepolo di Debussy.

Il suo primo volume di Images pour piano 1904 - 1905 evoca tonalità che erano raramente state udite in lavori di suoi contemporanei, come ad esempio frasi che ricordano lo sciabordio dell'acqua nel primo brano Reflets dans l'eau o come l'omaggio all'influenza di Jean-Philippe Rameau in una lenta e misteriosa danza di corte nel secondo brano Hommage à Rameau. 

Viaggiando molto in Europa Debussy cominciò ad associare la sua musica con impressioni visuali dell'Oriente, Spagna, paesaggi, e altro, in una sequenza di messe in scena di brevi brani. Ciò può essere ascoltato nel volume di brani conosciuto come Estampes, composto nel 1903 e che raggruppa brani opportunamente intitolati, ad esempio Pagodes che evoca una sensazione d'Oriente e di magnifiche pagode con le loro solenni torrette. Il secondo brano in Estampes dal titolo La soirée dans Grenade rammenta vividamente un'atmosfera spagnola. Anche nella sua famosa Children's Corner per pianoforte, che scrisse per la sua amata figlia che chiamava Chou-chou, si suggeriscono suggestioni dall'Oriente dovendosi infine notare anche una nuova ondata di influenza jazz nel suo pezzo Golliwogg's Cake-walk, mentre Debussy si diverte alle spalle di Richard Wagner con una citazione di un tema dal Tristano e Isotta.

L'ultimo volume degli Études (1915) similmente interpreta varietà di stili e trame, meramente come esercizi pianistici, e comprende brani che sviluppano all'estremo forme irregolari come altri influenzati dai lavori del giovane Igor' Fëdorovič Stravinskij (presenza anche nella suite En blanc et noir per due pianoforti, 1915). La rarefazione di questi lavori è presente anche nell'ultimo gruppo di musiche, i Trois poèmes de Mallarmé (1913), e nella Sonata per flauto, viola e arpa (1915), nonostante la sonata e i pezzi ad essa simili ricatturino anche il classicismo inquisitivo di Verlaine. 

Il progettato gruppo di sei sonate è bruscamente interrotto dalla morte del compositore.

Ma l’esplorazione composita lo portarono a scrivere anche composizioni teatrali come Pelléas et Mélisande, Le martyre de Saint Sébastien e tre opere incompiute Rodrigue et Chimène, Le diable dans le beffroi, La chute de la maison Usher.

Inoltre compose Il balletto Jeux (1912-1913) dove sono contenute alcune delle più notevoli innovazioni nell'armonia che va al di là di ogni modulazione tradizionale( cambio di tonalità all’interno di un brano); la musica è fluttuante e apparentemente priva di legami in una forma che si muove liberamente al di sopra del suo proprio spazio. Debussy non amò molto il soggetto di Vaclav Nižinskij, il balletto ebbe per di più uno scarso successo, cancellato subito dallo scandalo suscitato pochi giorni dopo da La sagra della primavera di Stravinskij. Altri successivi lavori teatrali, come i balletti Khamma (1911-1912) e La boîte à joujoux (1913), non furono totalmente orchestrati da Debussy. Le martyre de Saint Sébastien (1911), musiche di scena su testo di Gabriele D'Annunzio, è da ricordare per il sostegno ad un'antica atmosfera modale che era altrimenti sfiorata solo in brevi pezzi per piano (ad esempio La cathédrale engloutie). Le palais du silence ou No-Ja-Li (1913-1914) è un balletto incompiuto di cui restano solo poche pagine.

Compose anche musica da camere: trio per pianoforte ed archi, quartetto d’archi e sonate, composizioni corali e composizioni vocali.