Introduzione.
Il Big Bang è stata la prima teoria scientifica capace di spiegare lo svolgimento del nostro universo a partire da un’origine materiale, e ne va reso onore.
Essa inciampa in qualcosa di alieno alla fisica: l’esistenza di un punto adimensionale capace di contenere TUTTA l’energia necessaria alla posteriore esistenza dell’universo.
Agli effetti di fornire una possibile via di soluzione a quel peccato originale del Big Bang, misi in essere una nuova teoria che denominai POEMA (Possible Obscure Energy Mother Alive).
Riassunto 1. L'energia che ha creato l'universo non era concentrata in un unico punto di dimensione nulla. Al contrario, secondo me si è originata da una rottura puntuale dello spaziotempo in cui esistevano la materia e l'energia oscura. Questa rottura ha scatenato un'espulsione violenta di energia, giustificando la successiva espansione nel nuovo spaziotempo che contiene il nostro attuale universo. A parte questa divergenza iniziale, il comportamento descritto dalla teoria del Big Bang può ancora essere considerato valido. Tutte le generazioni potenziali di universi deriverebbero da un continuum preesistente, poiché il concetto di NULLA è una nozione priva di rilevanza nel campo della fisica. Inoltre, il nostro stesso spaziotempo potrebbe eventualmente sperimentare una rottura causata dalla sua colossale espansione e generare un nuovo universo. La verifica o l'invalidazione di questa teoria sarà possibile in futuro, quando le conoscenze sulle caratteristiche qualitative della materia e dell'energia oscura saranno approfondite. Essa dovrà essere considerata come un gradino nella ricerca della verità, aprendo la strada a considerazioni che completino l'importante teoria del Big Bang. Secondo la teoria POEMA, il creatore e le sue creazioni coesistono. Da questa proposizione cosmogonica sorgono una moltitudine di corollari, implicando discipline come la fisica, la filosofia e persino la teologia.
Un nuovo approccio sull'origine dell'universo.
Quando si inizia a considerare l'origine dell'universo, bisogna riconoscere che tra le diverse posizioni esistenti la Teoria del Big Bang è attualmente la cosmogonia più accettata. Nella sua essenza, essa proclama che all'origine di ogni considerazione l'universo era contenuto (nella sua qualità di energia non meglio definita), in uno spazio puntuale di dimensioni nulle, che poi si è espansa e raffreddata fino a costituire la materia. Ricordiamo che questa teoria si basa su concetti astrofisici che consistono nel far retrocedere fino al tempo t=0, le equazioni che regolano l'evoluzione di astri, galassie e nebulose, cioè fino all'inizio dell'espansione del nostro nuovo spaziotempo.
Supporre che l'intero universo possa essersi trovato concentrato in un punto adimensionale costituisce per la fisica il maggior handicap di questa teoria.
La teoria POEMA introduce un nuovo fattore che potrebbe aver giocato un ruolo determinante nell'evento della creazione dell'universo: la materia e/o l'energia oscura.
Esse rappresentano circa il 95% di tutto il complesso cosmico che ci contiene, mentre la materia "normale" (quella di cui sono fatti gli atomi e che forma stelle, pianeti e galassie, e noi stessi) rappresenta solo il 5%. In sintesi, mentre la materia visibile è solo una piccola frazione dell'universo, la materia oscura svolge un ruolo fondamentale nella sua struttura e dinamica, anche se non possiamo osservarla direttamente.
Secondo POEMA, l'energia che ha generato l'universo potrebbe essere pervenuta da una “rottura puntuale” dello spaziotempo in cui in quel momento si trovavano la materia e l'energia oscura, provocata (tra le altre possibilità) dalla sua estrema dilatazione o da un surriscaldamento dovuto alla sua compressione (ciclicità degli spaziotempi). Attraverso questo foro potenziale sarebbe passata tutta l'energia che ci ha dato origine.
La logica richiede che l'apparizione dell'universo venga vista come un incidente all'interno di un continuum preesistente, poiché il NULLA (a volte postulato come primigenio) non ha alcun significato nel campo della fisica.
Una volta apparso l'universo, le leggi della meccanica celeste contenute nel Big Bang spiegano sufficientemente bene il suo sviluppo successivo. Dico “sufficientemente bene” e non “esaustivamente”, poiché, ad esempio, non sanno spiegare la formazione, l'esistenza o l'evoluzione dei buchi neri, così come neppure la composizione della materia oscura, né il tema della velocità di allontanamento delle galassie tra loro. Albert Einstein, nella sua Teoria della Relatività allargata, postula la dilatazione dello spazio come giustificazione dell'allontanamento reciproco delle galassie a velocità persino superiori a quella della luce, ma si tratta sempre di una teoria. Speriamo che un giorno questa teoria venga promossa a livello di legge della fisica, o almeno che alcune delle sue proposizioni lo siano.
Questa nuova teoria sulle origini si presenta come risposta alla domanda ancestrale ed esistenziale: come è apparso l'universo? Essa si basa sull'aspetto quantitativo della materia e dell'energia oscura. In futuro, la scienza ci fornirà maggiori particolari sulle caratteristiche qualitative di entrambi questi componenti cosmici, e questi lumi permetteranno di convalidare o smentire questa teoria. Rimarrà sempre il contenuto logico della premessa: l'energia che ci ha dato origine non proveniva dal NULLA e non avrebbe potuto essere contenuta in un punto adimensionale.
Come scienziati, dobbiamo mantenere la fede nella luce che potrebbe arrivare dai ritrovamenti degli astrofisici sulle onde gravitazionali. Queste costituirebbero una registrazione dell'evento che ci occupa. E poi bisogna ricordare che le IA, disponendo della loro capacità di sintesi su una vasta gamma di informazioni, potrebbero trovare anch'esse una possibile risposta a questo dilemma.
L'interesse principale di questa teoria risiede nei suoi numerosi corollari, tra i quali:
- l'energia che ha prodotto il nostro universo proveniva da un continuum preesistente;
- il tempo, lo spazio e le leggi naturali potrebbero essere stati presenti sin dall’origine in tale nuovo supporto al momento di essere invaso dal Big Bang;
- oggi coesistiamo con l'elemento che ci ha dato origine;
- anche lo spazio occupato dal nostro universo potrebbe collassare a causa della sua eccessiva dilatazione.
E nelle domande che ne derivano:
- esiste una relazione concettuale tra l'oggetto che ci ha creato e noi come sue creature?
- esiste un canale di comunicazione tra loro?
- la vita, e quindi gli umani, era prevista al momento della creazione o si tratta di qualcosa di casuale?
- nel caso in cui fossimo (gli esseri viventi) il risultato di un progetto primigenio, siamo indipendenti o sotto la tutela attuale del nostro progettista?
- il messaggio della vita presente nella materia ha avuto l'opportunità di germogliare in qualche altro pianeta, o noi dobbiamo considerarci come eletti?
- altri viaggiatori dell'universo si saranno posti le stesse nostre domande? Saranno più avanzati di noi riguardo alla conoscenza delle nostre origini?
Quando si parla di creatore e creato dal punto di vista della fisica, si presenta inevitabilmente il postulato religioso sull'esistenza di un Dio; in tutte le religioni. Questo concetto è apparso probabilmente già ai tempi dei cavernicoli, timorosi degli effetti delle intemperie e del clima, alla ricerca dei loro responsabili e di qualche modo per placarli o riconciliarli.
Questa nuova teoria, oltre alla sua interazione con il Big Bang, dà luogo alle scuole cosmogoniche che si identificano nella ciclicità degli universi e nell'esistenza di multiversi dotati (perché no) di diverse concezioni del tempo e dello spazio. Allo stesso tempo, espone il nostro universo a una possibile “rottura” a causa della presente dilatazione dello spazio che occupa.
Questo scritto, oltre al suo oggetto immediato come presentazione della teoria POEMA, non intende chiudere il problema. La ricerca prosegue aperta al contributo di tutti i pensatori, così come al loro supporto e alla loro critica. Sarà il futuro a confermare o smentire questi postulati, quando la scienza ci illuminerà con una maggiore e migliore conoscenza qualitativa della materia e dell'energia oscura.
La ricerca della verità è il nostro diritto-dovere.
Il Big Bang e la vita.
La seconda parte di questo scritto si riferisce a un altro aspetto di quella importante teoria che non è stato considerato durante la sua enunciazione.
Riassunto 2. La formulazione della Teoria del Big Bang non si sofferma a considerare l'esistenza della vita futura nell'universo che ne descrive, lasciando questo tipo di speculazioni ad altre scienze. Il concetto di vita potrebbe essere preesistente all'origine del nostro universo. Basta accettare che esso appartenga allo spaziotempo da cui proveniamo. D'altra parte, nulla obbliga ad abbandonare l'idea che la vita sia apparsa in una seconda “creazione” dell'universo. In questa enunciazione si sottolinea la possibile coesistenza, dal punto di vista della fisica, tra Creatore e Creato, riaprendo argomenti che sembravano superati. Si citano alcuni dei possibili corollari generati dall'interpretazione ampia della Teoria POEMA. In questa analisi si postula la possibilità che nello spaziotempo che ci ha preceduto possano essere esistiti - e perché no, esistere - altri esseri o civiltà intelligenti che avrebbero potuto seminare nel nostro universo il concetto di vita, così come lo comprendiamo attualmente.
Gli eminenti fisici che concepirono il Big Bang non avevano come obiettivo quello di considerare la presenza e l'origine dei viventi (loro stessi) e lasciarono questo aspetto fuori dal contenzioso.
Esiste una domanda fondamentale per noi umani: il concetto di “vita” come parte del nostro universo è apparso con il Big Bang?
La risposta a questa domanda apparentemente semplice comporta, fin dalla sua formulazione, una serie di ipotesi di alta rilevanza:
- una prima approssimazione ci dice di sì. Il concetto di vita faceva parte del bagaglio energetico che ha creato l'universo. Questa possibilità porta con sé una serie di corollari:
- tale concetto era presente nello spaziotempo da cui proveniamo?
- su quale supporto fisico avrebbe potuto viaggiare tale informazione durante il processo di espansione del neo-universo?
- esseri intelligenti avrebbero potuto precederci e contribuire alla (o provocare) la nostra esistenza?
- essi potrebbero mantenere ancora qualche relazione con i viventi attuali, terrestri e no, dopo la creazione?
- meditando sulla possibilità che le istruzioni che hanno permesso il germogliare della vita nel nostro pianeta siano apparse con l'origine dell'universo, mi sono basato in qualcuno dei miei libri [2] [3], nei quali mi soffermai sulla descrizione sostanziale del mio Algoritmo Creatore e la presenza del DNA come la sua banca di dati.
- no. Il concetto di vita è apparso dopo, quando l'energia ha iniziato il suo processo di raffreddamento e conseguente trasformazione graduale in materia:
- tale apparizione potrebbe ubbidire in qualche modo alla teoria del caos, giustificando un inizio casuale;
- l'universo, nella sua concezione e composizione attuale, potrebbe essere stato oggetto di più di una “creazione”, dato che quella che ci occupa si ferma solo a considerare le sue caratteristiche basate sull'astrofisica;
- la complessità strutturale del più elementare dei viventi è tale che ci porta immediatamente a pensare a un progetto primigenio, del quale l'EVOLUZIONE appare come il suo braccio esecutore e guida. Essa deve trovarsi ben radicata tra i meandri del nocciolo duro del DNA comune a tutte le specie;
- se le istruzioni che portano a generare la vita sono contenute nella materia, esse non possono risiedere che negli atomi;
- sebbene il modello atomico di Bohr, Schrödinger e Dirac si sia dimostrato corretto durante tutte le attività basate sull'energia nucleare, ciò non significa che sia completo. Una dimostrazione di questo postulato la troviamo nella incessante ricerca e/o scarto di nuove particelle subnucleari. Il messaggio di cui ci occupiamo potrebbe molto bene trovarsi tra i suoi meandri. La parola passa alla quantistica.
Concludendo questa presentazione, va ricordato che la vita intelligente come la nostra potrebbe esistere in altri pianeti dell'universo, ma non si deve credere che si tratti di qualcosa di così comune come a volte si suppone. Le condizioni chimico-fisiche necessarie e imprescindibili per la sua apparizione e conservazione sono così tante e tali (dovendo essere presenti tutte) che la probabilità composta affinché si verifichino è praticamente nulla. A questa conclusione si contrappone l'impressionante numero di pianeti possibili nei numerosi sistemi solari presenti nelle numerose galassie delle numerose nebulose, ecc., ecc., che concedono probabilità antitetiche, trattandosi sempre di grandi numeri. A quanto detto si aggiunge la peculiarità della nostra atmosfera, la cui composizione chimica la rende praticamente irrespirabile per gli esseri alieni che abbondano nella cronaca, così come l'atmosfera di altri pianeti lo sarebbe per noi.
Bibliografia.
- “Dal Big Bang ai buchi neri”. Stephen Hawking. Rizzoli. Milano. 2015,
- “Los orígenes”. Armando Broggi. GEDI Editori. Milano. 2017,
- “El Algoritmo Creador y su impresora 3D”. Armando Broggi. GEDI Editori. Milano. 2018,
- “Oltre il Sapiens”. Armando Broggi. GEDI Editori. Milano 2020,
- “Riflessioni Esistenziali e altre considerazioni”. Armando Broggi, Franco Rinaudo, Fabrizio Fiori. GEDI Editori. Milano. 2019-2023,
- “Il giro del Mondo in 80 Paesi”. In 12 volumi. Armando Broggi. GEDI Editori. Milano. 2019-2024.