Breve disamina di un argomento attuale inerente al nostro quotidiano, vista da una angolatura asettica e certamente apoetica. Lascio alle lettrici e ai lettori l’onere d’inserire tra le righe quella umanità, ben radicata in me, che non poteva trovare posto in questo scritto. Qui mi dispongo a descrivere fotograficamente una visione di questi argomenti.
Già da tempo si parla con molto interesse del crescente calo delle nascite. Si tratta certamente di un tema sociale che coinvolge molti aspetti della nostra vita attuale e futura.
Qualsiasi alterazione della piramide che rappresenta la composizione per età della nostra popolazione, provoca preoccupazioni e allarmi.
Perché?
Perché molti sono gli argomenti che ne dipendono:
- innalzamento dell’età media della società,
- calo della mano d’opera per i piani di sviluppo,
- adeguamento della copertura sanitaria,
- sostenibilità della struttura pensionistica,
- crisi degli istituti scolastici a tutti i livelli,
- orientamento dei piani di studio,
- piani di lavoro e di sviluppo futuro, etc.
Se qualche lettore teme che l’orientamento di fondo di questo scritto sia a carattere politico o ideologico, può continuare a leggere tranquillamente dato che nessun cenno viene fatto su queste pur importanti tematiche.
Per parlare di natalità, specialisti di ogni branca sociale e scientifica si disputano la tribuna per analizzare il problema e proporre soluzioni, il più delle volte trascurando la posizione e il ruolo degli attori: le nuove generazioni di futuri genitori.
Appare evidente che le ragioni di fondo si possano fare risalire al ruolo della donna durante e dopo le guerre passate. Esse furono chiamate a lavorare nelle fabbriche per supplire l’assenza degli uomini impiegati al fronte, e ciò dette loro, tra le tante, la possibilità di acquisire una indipendenza economica a scapito della loro presenza a tempo pieno nel focolare, nel loro carattere di moglie e madri. Questa condizione si è poi accentuata in tempo di pace, consentendo alle coppie di migliorare la loro situazione economica e in molti casi di uscire dalla loro povertà.
Ne risulta che il problema della diminuzione delle nascite si presenti diversamente nelle distinte realtà sociali. I fattori sono tanti e mi soffermerò soltanto su alcuni di essi ritenendoli come i più importanti.
Nel nostro paese abbiamo una natalità inferiore alla media europea, la quale a sua volta risulta tre volte inferiore a quella presente in Nigeria, per esempio. A proposito, tra qualche anno la popolazione di quest’ultimo paese raggiungerà quella dell’intera Europa. La pressione demografica potrebbe crescere ancora e cercare sbocchi oltre confine.
Oggi si fa un gran parlare delle difficoltà del rapporto maschio-femmina, alla luce delle tante atrocità perpetrate nei femminicidi dilaganti.
Non c’è nulla che faccia presagire dette catastrofi, dato che le coppie continuano a formarsi in base all’amore tra i partners e/o all’attrazione fisica, come da sempre.
Per disquisire su questo argomento, mi sento obbligato a risalire agli aspetti sessuali comuni agli altri animali, dato che tra essi questo fenomeno non si presenta.
In realtà, e secondo il mio avviso, questa situazione tra gli umani si è acuita a partire dal momento in cui si dette inizio all’uso comune e indiscriminato degli anticoncezionali di nuova generazione da parte delle femmine, tra le tante ragioni possibili.
Da uno sguardo retrospettivo e sommario, possiamo far risalire agli anni 70’ l’origine di queste tendenze, coincidente o propedeutico all’intensificarsi dei movimenti per l’emancipazione femminile.
E a questo punto ci va un distinguo capitale: la pillola presa dalle giovani e giovanissime, da quella presa dalle donne sposate. Nel primo caso la si vede come una liberazione e un riacquisto delle proprie decisioni sessuali personali. Nel secondo caso invece, andrebbe vista come un supporto alla pianificazione famigliare. Siano ben chiare e salve le assunzioni del contracettivo per prescrizione medica, destinate ad interrompere le ovulazioni per motivi di affezioni ovariche ed altre. Come adulto consiglierei quelli del giorno dopo piuttosto che quelli ad assunzione sistematica, se lo scopo consiste nell’alleviare gli effetti di una possibile gravidanza non ricercata.
Parlo della pillola come argomento immediato, ma sono molti gli elementi che hanno influito come concause di questo stato di cose:
- il fumo,
- l’alcol,
- le droghe leggere e pesanti,
- i cibi di nuova generazione più o meno eccitanti,
- la dilagante pornografia online,
- gli stupri all’ordine del giorno,
- le finzioni e falsità sui profili dei social,
- la propaganda negativa indiretta della cronaca nera,
- il costo delle abitazioni per le nuove coppie,
- il costo del mantenimento dei figli,
- la concorrenza al rialzo dell’abbigliamento dei giovanissimi come status symbol, etc. etc.
L’impiego dei contracettivi liberò sì la donna dal rischio di una gravidanza indesiderata, ma allo stesso tempo significò una alterazione epocale delle proprie funzionalità nel loro carattere di femmine.
Quelle donne che adoperano la pillola si trovano mancanti di molti richiami e attributi legati alla loro condizione femminile: cito ad esempio il richiamo ormonale alla riproduzione. In mancanza della normale ovulazione, le donne si trovano orfane del loro ruolo sociale primigenio di uniche capaci di generare un nuovo essere.
Ne deriva un calo dell’orgoglio di mostrare, e mostrarsi agli altri, come degli esseri unici e prescelti. Non secretando più le femmine il ferormone di notifica del loro stato di fertilità, il maschio non è richiamato in quanto tale, e si accosta a loro soltanto per soddisfare la sua ben radicata sete di piacere sessuale, ed esse si cullano nell’idea di poter gestire una tale situazione secondo le loro decisioni e voleri, seguendo qualcuna delle procedure fai da te.
A proposito, non dobbiamo dimenticare l’usanza (non nuova) di radersi i peli del pube. Un ritocco alla ricerca dell’intima bellezza femminile, dimenticando (voglio sperare) che proprio da loro viene emanato il suddetto ferormone. In non pochi casi quest’azione è vista come una dimostrazione della padronanza del proprio intimo; qualcosa come dire il “sono mia” dei movimenti per l’emancipazione delle donne.
Inoltre, forse percependo delle conseguenti titubanze nelle avances della mascolinità, loro stanno rinnovando l’antica arte della provocazione sessuale mediante l’esibizionismo del proprio corpo e relativo succinto abbigliamento, tali come gli hot pants, camicette scollate e altro. Il tutto si viene presentato come un richiamo della moda.
In mancanza dei veri richiami sessuali etero, e forse timorose di affrontare gli uomini visti come dei mostri da una certa propaganda, assistiamo da parte di molte femmine alla loro crescente tendenza a convivere con un’altra persona dello stesso sesso, ciò senza presentare dalla loro parte nessun difetto cromosomico (pur presente in certe occasioni naturali). Una vera scelta di vita nel sociale e nel pratico. Coppie di fatto basate su delle affinità affettive e/o comportamentali, che finiscono per addomesticare i loro richiami sessuali.
I maschi per conto loro, si trovano catapultati fuori dal ruolo di iniziatori e gestori dei rapporti (ricordare i richiami e comportamenti sessuali atavici nel branco), e finiscono per cadere di brutto nella barbarie al momento di vedersi rifiutati, o sotto considerati, o “usati” nei casi estremi dalle rappresentanti del sesso opposto. Il tutto, a loro occhi, appare come una sconfitta vitale. Parlando dei maschi, e un po’ in loro difesa, non dobbiamo dimenticare il loro ruolo basato sulla forza (vis), caratteristica comportamentale prima che fisica. Questa particolarità gli viene registrata dalla placenta sul loro ipotalamo una volta stabilito il sesso del feto. Al suo posto, alle femmine registra le caratteristiche di tenerezza e dolcezza. Penso che se molte donne fossero edotte sulle meraviglie cui sono capaci, si butterebbero più gioiosamente sull’arena della maternità.
Il contributo del maschio alla riproduzione si limita a cedere il 50% dei suoi cromosomi durante la fecondazione, ma quando la prole raggiunge qualche anno di vita, di norma è l’uomo che s’impone come riferimento e responsabile del focolare. Non è strana la larvata minaccia di certe mamme al figliolo discoletto: vedrai quando arriva Papà! È un fatto che in quasi tutte le religioni il nome della deità (Dio) si coniuga al maschile. Ciò forse nel suo carattere di padre creatore.
Le passioni incontrollate -come il possesso materiale e la gelosia- non temperate da dialoghi interpersonali e dai normali rapporti sessuali della coppia, si moltiplicano e finiscono spesso nei femminicidi. Orrende dimostrazioni di forza da parte della mascolinità, che purtroppo si manifestano anche in quelle unioni ideali che conosciamo come fidanzamenti.
Incapaci di gestire questi probabili e inaspettati ménage, e forse spaesati di fronte al proprio ruolo, molti maschi si rifugiano anche loro nell’omosessualità come scelta di vita sociale, nel sogno di scavalcare le conclamate conflittualità delle coppie etero -da sempre esistite in qualsiasi forma di rapporto maschio/femmina- soprattutto una volta esaurita la carica dell’attrazione sessuale motivante.
Nelle analisi e/o giustificazioni di questi fatti, certuni chiamano patriarcato l’atteggiamento dei maschi rispetto al presunto dominio sulle femmine. In modo improprio, dato che altro non è che l’ancestrale contratto tra le parti nel gioco del dare per avere. Tu ti occupi “della casa” e io ci metto la sicurezza. Vetusto discorso in un mondo in cui la donna si è guadagnata, giustamente, la propria indipendenza economica e sociale.
In tutta onestà, credo che l’attuale situazione possa evolvere positivamente soltanto mediante l’introduzione di materie scolastiche propedeutiche, come l’educazione sessuale e tanto altro (in certe società già introdotte da lunga data). Perché penso alla scuola e non alla famiglia? perché quest’ultima strada appare, attualmente, come la meno credibile se teniamo conto dei dissapori manifestati dagli attori in presenza della figliolanza.
Un’attività di preparazione alla vita di coppia la svolgono certe religioni mediante corsi di avviamento al matrimonio. Lodevole. Ma io intendo riferirmi a un da farsi in età adolescenziale e prima, quindi nella scuola dell’obbligo. Mi riferisco a una specie di vaccinazione culturale, che prepari i giovanissimi a meglio affrontare la vita e i richiami a cui saranno sottoposti dalla natura e dalla propaganda, che proporrà loro delle vie alternative all’apprendimento tradizionale, basato su dei richiami interiori. Mi riferisco alla pornografia e ai richiami simili disponibili liberamente in rete.
Penso invece ad un indottrinamento luminoso e radiante come propedeutico alla sessualità a cui vanno incontro. Un messaggio gioioso al posto di mille manuali di anatomia. Risulta chiaro che tali programmi scolastici dovranno essere svolti da personale capacitato, tali da evitare dei proponimenti personali.
La famiglia deve riprendersi il suo diritto-dovere all’educazione dei propri figli, e la società deve aiutarla a farlo mediante misure adeguate di guida e sostegno. Va ripreso il ruolo della famiglia nella preparazione dei propri figli, per contrastare l’irresistibile richiamo esercitato dagli contracettivi e trasmesso dall’esempio delle generazioni immediatamente precedenti.
Quindi la educazione scolastica su queste tematiche dovrebbe essere impartita in primis ai genitori. Così facendo, le nuove coppie saranno edotte dei rischi e delle loro responsabilità, e preparate ad affrontare degli scenari di vita quotidiana difficilmente estirpabili. Immagino che questi siano gli scopi dei corsi prematrimoniali riservati agli sposandi.
Alterate le relazioni ancestrali, a noi tocca cavalcare il progresso. Appaiono e devono essere fronteggiati, dei nuovi ruoli sessuali in cui la condizione di “persona” primeggia sulla condizione puramente fisica e animale. Dette situazioni vengono viste in molti casi come delle vere fughe, invece di considerarle come delle possibili varianti dell’umanità.
La società dovrà affrontare di petto la situazione e dare a Cesare quanto le appartiene. I ruoli non possono essere alterati a capriccio, in virtù del fatto che a dominare il nostro essere, e il nostro ego, non si trova soltanto il nostro cervello, ma che in primo piano deve poter agire il manuale d’uso dell’individuo che risiede nel nostro ipotalamo, il quale porta scritto in caratteri cubitali la nostra riproduzione sessuata. Ciò non significa affatto che tali richiami non possano essere disattesi e scegliere, consapevolmente, delle strade alternative, se ben edotti sui risultati e conseguenze. La società non ama come essenza le varianti su nessun tema, e le teme e si difende.
Penso pure che il crescente tempo libero giochi non poco in questa scacchiera. La gioventù maschile tarda ogni volta di più nel prendersi la propria indipendenza tagliando il cordone ombelicale che la lega alla sicurezza del focolare. In questi casi il ruolo dei genitori si vede indebolito e incapace di rompere lo stato quo. Gli impegni in età giovanile sono gravosi e come tali vanno affrontati. Essi non lasciano tempo a delle scelte indiscriminate. Parallelamente sembrano scomparsi i taciti richiami verso i doveri, tali da equilibrare le offerte verso i piaceri. Tutto sembra puntare su di un edonismo radicale.
Guarda caso, il crescente crollo della natalità appare molto più evidente nelle società così dette “più evolute”. Esso si presenta come uno dei costi dell’emancipazione da pagare a caro prezzo. Come sottoprodotto, il miraggio di una vita migliore in seno a tali società provoca l’afflusso di masse di stranieri (immigrazioni), provenienti da situazioni di povertà, indigenza, persecuzioni politiche, etc., in prevalenza di giovani maschi dotati spesso di una insufficiente scolarizzazione. Ciò provoca inevitabili conflitti sociali nelle aggregazioni di destinazione, conseguenti all’apparire di società multietniche alle quali non vi si trova spesso preparati.
Lungi dal volere emulare Cassandra, e a mo’ di conclusione, vorrei fare presente che la denatalità costituisce soltanto la punta del iceberg. A essa si potrà con fatica porre dei rimedi, ma non sarà altrettanto agevole rimettere in carreggiata lo sconquasso sociale derivante dall’alterato rapporto di coppia.
Gioventù!!!
Avanti con coraggio! Serve un colpo di reni. Il futuro è vostro e non più nelle mani delle generazioni precedenti che vi hanno lasciati orfani di buoni esempi. Riprendetevelo e fattene buon uso! Dal vostro comportamento dipende il destino del Sapiens e per forza quello vostro.